di Francesca Ferri

Cambiare l’ordine delle note alla ricerca di una nuova melodia è la follia di chi riesce a inventare i sogni prima di sognarli. Scorgere nuovi mondi è possibile solo guardando diversamente il mondo stesso. È questa la sfida degli esploratori della tecnica, dell’economia, della scienza, ma anche dell’arte che si danno appuntamento dal 21 al 23 settembre a Maratea per dar vita a un nuovo umanesimo tecnologico nel corso di Heroes, meet in Maratea.

Gli Heroes contemporanei sono i leader d’impresa, i business angels, gli investitori, i creativi, i policy makers e le giovani startup che arriveranno a Maratea con i sogni in valigia e le invenzioni in tasca. La seconda edizione del festival euro-mediterraneo dell’innovazione si trasformerà, dunque, in un laboratorio ideale per la ricerca di un futuro migliore fatto di equilibrio tra natura e tecnica, innovazione e tradizione, progettazione e visione. E se ancora qualcuno pensa che l’innovazione è appannaggio della tecnica più che dell’arte, si ricrederà tra chef cantatori, rapper filosofi e scienziati che vogliono catturare tutti i suoni del mondo.

Dall’alto della costa rocciosa della Perla del Tirreno che si tuffa a picco nel mare l’orizzonte è più lontano e la visione più ampia. Così, ogni sperimentazione è concessa e nessuno si stupirà di vedere uno chef comporre canzoni più che sapori. A ritmo di “hard blues”, come lo definisce lui, il Joe Bastianich Project inaugurerà la prima serata del festival con una selezione dei brani inediti dell’imprenditore e star televisiva che ripercorre la sua vita a ritroso dalla nascita americana alle origini italiane. Le sue canzoni raccontano di un uomo inseparabile dalla valigia e dalla chitarra, sempre in viaggio tra ricordi, incontri e nostalgia della propria famiglia sui ritmi country, blues e rock. Perché se è nato a New York, è ritornando in Italia, Paese della madre, che la sua storia è diventata nota. Dunque, dimessa la maschera da spietato giudice di Masterchef, lontano dagli studi televisivi, dai suoi ristoranti, dalle sue aziende vinicole, è attraverso la musica che Bastianich si rivela poliedrico e irriverente artista.

Ma se per lo chef, innovazione vuol dire contaminare i ritmi del classico blues americano con influenze italiane e personali interpretazioni, per chi al Sud è nato e di Sud è imbevuto, innovazione significa dar vita a sonorità electro e disco-dance in un rap partenopeo che critica, contesta e denuncia senza mai prendersi troppo sul serio. Così, il ritmo accelera nella seconda serata del festival con l’arrivo del dj TY1 che si è fatto conoscere nel 2009 per l’album Afterparty, pubblicato in collaborazione con altri due rapper della scena campana, Clementino e Francesco Paura.

Una collaborazione diventata amicizia, quella che ha portato dj TY1 e Clementino ad esplorare insieme le frontiere della disco-dance, dell’elettronica e dell’hip hop. Ma da solo, poi, ha deciso di portare avanti la sua sperimentazione: “La tecnologia ha cambiato il modo di fare musica – ci racconta dj TY1 – quando ho iniziato io si faceva tutto con il vinile, oggi posso fare tante cose con un computerino in studio, una scheda audio, i plug-in…”. Poi, ripensandoci, ammette: “Chiaramente i suoni cambiano, avere la possibilità di lavorare in analogico permette di avere un risultato di maggiore qualità”, ma tutto sommato la molteplicità dei mezzi a disposizione, la facilità di fare musica e le piattaforme social lo convincono a proseguire sulla strada del digitale. E lancia una sfida, “datemi un ingegnere e ve ne faremo vedere delle belle”. La provocazione di dj TY1 è rivolta a tutte le startup che in ambito musicale vogliono provare a “smanettare con mixer e tecnologia”. Heroes subito raccoglie e apre una call to action a chiunque voglia proporre la sua idea e sperimentarla direttamente con il dj, che si lascia sfuggire qualche suggerimento: “Mi viene in mente un mixer con un computer integrato per esempio”.

Inoltre, la tecnologia non solo favorisce la creazione artistica ma “permette di ridurre tempi e passaggi burocratici per chi deve organizzare un concerto o acquistare i diritti di utilizzo di un’opera musicale”, come spiega Davide D’Atri, fondatore e amministratore delegato di Soundreef, che ad Heroes presenterà l’innovativo gestore indipendente dei diritti d’autore. “Grazie al sistema analitico autori e artisti, famosi o emergenti che siano, guadagnano in base a quanto la loro musica è effettivamente ‘usata’, incassano prima i compensi e monitorano, quasi in tempo reale, sul loro pc quante royalty maturano giorno per giorno. Per quantificare questo tipo di vantaggio – conclude Davide D’Atri – basti pensare che con il sistema forfettario, utilizzato da altri organismi di gestione dei diritti d’autore, gli autori sono pagati sino a 12/24 mesi dopo il momento in cui le royalty sono maturate e con un sistema appunto forfettario, che non tiene conto degli effettivi passaggi delle opere”.

Sulla relazione sempre più stretta tra tecnologia e innovazione dunque, Clementino si dice d’accordo e soprattutto fa notare quanto per lui siano importanti le piattaforme social “per pubblicizzare i concerti, le uscite discografiche, avere un contatto diretto con i fans”.
Dunque, a questa “generazione che qui non ha più niente”, come canta Clementino, rimane solo “ascoltare la voce del vento”, “o vient”. È forse proprio lì il segreto dell’artista che si presenta come “la voce di chi non n’ten nient” eppure ha capito tutto. I giovani del Sud delusi, disillusi, costretti a fare le valigie per andare dove “ha valore quello che inventiamo”, canta ancora Clementino, dovrebbero forse ascoltare meglio la voce del vento, l’aria di progresso e innovazione che parte proprio da noi.

Così sulle note rap, contaminate da reggae, hip hop e disco che raccontano i problemi del Sud, la corruzione, la disoccupazione, l’inquinamento ambientale, i problemi in fondo del resto del Paese, che si conclude Heroes il 23 settembre. Tra i primi a portare il dialetto napoletano nel rap, esordendo nel 2006 con Napolimanicomio, Clementino si è guadagnato il titolo di campione di freestyle ma è come “Black Pulcinella” che preferisce presentarsi: viene dal black dell’afroamericano e Pulcinella di Napoli, figlio di Pino Daniele e del Napoletan Power. Nella sua musica scorre la Terra dei fuochi e la sua voglia di progresso.

Tuttavia, la musica a Heroes non è solo intrattenimento ma anche oggetto di studio. Lontano dai palchi notturni, l’imprenditore e performer Bruno Zamborlin svelerà come trasformare ogni oggetto in uno strumento musicale e quanto la tecnologia possa contribuire a democratizzare il modo in cui creiamo e fruiamo la musica. Ne è prova la sua startup, Mogees, che verrà presentata durante il festival dal trentaduenne vicentino, laurea in informatica e dottorato in Tecnologie Musicali, da 5 anni londinese di adozione che con la sua creazione ha già fatto innamorare parecchi musicisti. Quante volte ci siamo chiesti che rumore fa un albero o una statua di marmo? Bruno Zamborlin ha inventato perciò un sensore che, attaccato a qualsiasi oggetto, ne riconosce le vibrazioni create quando viene percosso e le trasforma in musica, in modo da permettere di “suonare l’oggetto” attraverso una semplice mobile app.

Allora, forse, basta davvero invertire l’ordine delle note e una ventata d’aria nuova soffierà anche a Maratea.