Sei finalisti per l’edizione 2020 , invece della solita cinquina. A sorpresa, infatti, quest’anno è stata applicata per la prima volta la clausola del regolamento del Premio Strega che prevede il sesto finalista se fra i primi cinque non c’è alcun libro pubblicato da un editore medio-piccolo.

Saranno quindi Sandro Veronesi (Il colibrì), Gianrico Carofiglio (La misura del tempo), Valeria Parrella (Almarina), Gian Arturo Ferrari (ragazzo italiano), Jonathan Bazzi (Febbre) e Daniele Mencarelli (Tutto chiede salvezza, già vincitore del Premio Strega Giovani) a contendersi la vittoria del più prestigioso premio letterario italiano.

In attesa di scoprire chi sarà il più votato dalla giuria degli “amici della domenica”, la redazione di TIXE Magazine ha scelto cinque romanzi arrivati proprio tra i primi dodici negli ultimi anni. Non li abbiamo scelti perché vincitori- anche se in due casi lo Strega lo hanno effettivamente vinto-, né perché abbiano necessariamente scalato le classifiche di vendita: li abbiamo scelti perché ci hanno appassionato con le loro storie, ne ammiriamo i protagonisti, ci riconosciamo nei personaggi che prendono vita in quelle pagine.

Vi consigliamo di recuperarli, uno o tutti quanti, anche in vista dell’estate.

Rino e Cristiano Zena sono padre e figlio: violento e alcolizzato il primo, timido e cresciuto troppo in fretta il secondo, e uniti da un legame fortissimo e viscerale. Vivono in una periferia del nord-est alienante e squallida, con la sola compagnia di due individui borderline con cui Rino organizza una rapina, da mettere a segno in una notte di furioso temporale in cui niente andrà come deve e niente sarà più come prima.

Nel 2008, Gabriele Salvatores ne ha tratto un film con Filippo Timi ed Elio Germano.

Perché ci piace: per la magia dell’adolescenza, che nell’opera dello scrittore romano è uno stato d’animo da conservare- orgogliosamente anche da adulti- prima ancora che una condizione anagrafica temporanea

 

Un po’ Il sentiero dei nidi di ragno un po’ Stranger Things, è la storia sorprendente di un gruppo di ragazzini che fugge dalla Base, un campo dove crescono i bambini senza ricordi o senza memoria. Vivaci, uniti ma con un’individualità ben definita e capeggiati da Hana, dura e organizzata, scappano nel bosco portando con loro solo un libro di fiabe appena trovato che leggono insieme, a voce alta, scoprendo molto di più del mondo che avevano immaginato di trovare.

Perché ci piace: perché, come tutte le storie per ragazzi davvero ben scritte, parla anche agli adulti, con un racconto poetico e dolente che ci ha riportati agli anni in cui ci si apre alla scoperta di sentimenti mai provati

 

Primo fumettista nella storia del Premio Strega a rientrare tra i dodici candidati, Michele Rech da Rebibbia- meglio conosciuto come Zerocalcare- ci arriva con la storia della sua famiglia di cui improvvisamente scopre aspetti che non aveva mai lontanamente immaginato. Autore simbolo di una generazione spiazzata e senza certezze, Zerocalcare dovrà capire da dove viene, prima di rendersi conto di dove sta andando.

Perché ci piace: perché anche noi facciamo parte di quella generazione, senza dubbio, tra la certezza del futuro sempre rinviata e l’incrollabile fiducia di chi è cresciuto con i personaggi dei cartoni animati con le stelline negli occhi. E perché ci piacerebbe avere un amico come il Secco, ovviamente.

 

Un gruppo di ragazzi che, nel garage di una cittadina di provincia, si incontra ogni settimana per un gioco di ruolo. Martedì dopo martedì, passano due decenni, muoiono rapporti e ne nascono altri, cambia il mondo ma non loro, che continuano a far prendere al mondo una dimensione tutta immaginata. Un libro che mescola realtà e finzione, ricordi e ricostruzione sociologica, presente e passato, facendosi voce di una controcultura tanto stigmatizzata quanto amata.

Perché ci piace: perché siamo adulti digitali dopo essere stati adolescenti senza nemmeno un cellulare, sempre in bilico tra la voglia di futuro e la nostalgia per il passato

 

La storia romanzata- ma basata sulle fonti originali- di Gerda Taro, la prima fotografa caduta su un campo di battaglia- durante la guerra civile spagnola-, il cui funerale venne celebrato proprio nel giorno in cui avrebbe compiuto 27 anni, il 1 agosto 1937. Gerda, all’epoca compagna di Robert Capa- fotografo anche lui, futuro fondatore dell’Agenzia Magnum nel dopoguerra-, aveva attraversato gli anni Trenta dell’ascesa dei regimi totalitari e della crisi economica con coraggio e fierezza, e muore lasciando un’immagine di eroina antifascista che l’autrice ci restituisce vivida e palpitante.

Perché ci piace: perché è la storia bellissima di una figura femminile forte, testarda e innamorata della libertà a ogni costo

 

Il Premio Strega– che in oltre 70 anni è diventato il più importante premio letterario italiano- è stato assegnato per la prima volta il 17 febbraio 1947 a Tempo di uccidere di Ennio Flaiano, e prende il nome dall’omonima azienda produttrice del celebre liquore, di proprietà di Guido Alberti, uno dei mecenati del Premio.

A votarlo, i cosiddetti Amici della domenica, un gruppo di 400 personalità della cultura, dell’arte, del cinema e della politica, che prende il nome dagli intellettuali che, all’inizio del 1944, cominciarono a riunirsi a Roma in casa di Maria e Goffredo Bellonci e che, alla fine della guerra, diedero vita al Premio come contributo alla rinascita culturale italiana. Da allora, si riuniscono ogni anno per due votazioni- la prima alla metà di giugno, la seconda il primo giovedì di luglio, sempre a Roma- che porteranno alla proclamazione del vincitore.