Sette milioni di morti premature nel mondo ogni anno, di cui 50mila in Italia (secondo l’ultimo rapporto sulla qualità dell’aria dell’Agenzia Europea per l’Ambiente), e una sola causa: l’inquinamento dell’aria. Sono i dati allarmanti diffusi– lo scorso settembre- dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, contestualmente alla pubblicazione delle nuove linee guida sulla qualità dell’aria, sottolineando come l’esposizione prolungata dell’individuo anche a bassi livelli di inquinanti costituisca un grave pericolo per la salute e che non esiste una soglia al di sotto della quale ci si possa sentire sicuri.
Particolarmente seria la situazione in Italia, in cui si trovano 8 delle 20 città più inquinate d’Europa, secondo i dati EEA 2021. Cremona, Vicenza, Brescia, Pavia, Venezia, Piacenza, Bergamo e Treviso: queste le città italiane con una media concentrazione annuale di PM2,5 (cioè le polveri sottili di diametro inferiore a 2,5 micron su metro cubo d’aria) al di sopra degli orientamenti sanitari per l’esposizione a lungo termine a queste particelle- pari a 10 microgrammi per metro cubo- fissati dall’OMS. Cremona, in modo particolare, è la seconda città più inquinata in Europa, dopo la polacca Nowy Sacz e prima di Slavonski Brod, in Croazia.
UN IMPEGNO COLLETTIVO PER MONITORARE QUELLO CHE RESPIRIAMO- Un’emergenza nota da anni, la cui soluzione deve vedere impegnati insieme istituzioni e cittadini. È proprio dalla riflessione sulla necessità di un impegno condiviso da diversi soggetti- dai rappresentanti politici alle aziende fino al singolo individuo- che nasce breath Generation, osservatorio collettivo per la qualità dell’aria ideato e promosso da Alfio Pozzoni e Alessandro Brizioli con il supporto di un team di professionisti e di un comitato scientifico.
Imprenditore il primo- con una lunga esperienza in Fabrica Spa proprio su progetti di sensibilizzazione alle tematiche ambientali-, manager il secondo- con focus sulla tecnologia e innovazione digitale per banche, centri di ricerca e università-, scelgono di unire le loro competenze per dar vita a un progetto di monitoraggio, analisi ed elaborazione dei dati relativi all’inquinamento dell’aria.
Il progetto, nato nel 2021, è stato presentato nell’ultima edizione del Festivalmeteorologia, che si è svolto a Rovereto dal 18 al 20 novembre scorsi, e che ha evidenziato quanto la tecnologia sia indispensabile nel monitoraggio ambientale per prevedere danni all’ambiente e alla salute.
CONOSCERE L’INVISIBILE- Proprio la tecnologia è uno dei focus di breath Generation: il coinvolgimento dei singoli individui, infatti, passa dall’utilizzo di un dispositivo indossabile– di cui a Rovereto è stato presentato un prototipo- in grado di unire per la prima volta piccole dimensioni, elevate capacità di trasmissione dati- raccolti in forma completamente anonima su piattaforma blockchain– e design. Oltre alla possibilità, anche questa inedita, di raccogliere in mobilità non solo i dati outdoor ma anche quelli indoor, spesso sottovalutati nelle valutazioni della qualità dell’aria.
I dati raccolti e trasmessi da ogni cittadino saranno poi la base di partenza per analisi, elaborazioni e studi condivisi con gli stakeholders coinvolti nel progetto: numeri e indicatori che diventano riflessioni, spunti, proposte e iniziative, le vere leve di una comunicazione partecipativa che punta a creare una community di “osservatori” della qualità dell’aria.
“Respiriamo circa 20 kg di aria al giorno: una quantità rilevante di sostanze nocive che possiamo evitare se conosciamo la composizione in tempo reale di ciò che respiriamo” spiega Pozzoni- “Lo scopo del nostro micro dispositivo indossabile è la creazione di una comunità allargata di osservatori mobili per generare, attraverso un importante progetto di comunicazione, un fronte attivo contro gli ormai riconosciuti e pericolosi danni dell’inquinamento atmosferico sulla nostra salute”.