di Theresa Lopez

Era il 2013, la prima volta in cui sentii una persona coniare un termine cosi speciale come… I fenicotteri.. e in piu’ dell’innovazione.. quella ragazza era Chiara Paolinelli… lei mi parlo’ a Roma,raccontandomi  di come, si parlasse di “unicorn startup” e tante altre figure nel mondo dell’innovazione italiana e non solo, ma nessuno parla mai dei fenicotteri, ovvero quelle figure che danno fiducia e supporto agli innovatori, quelle figure dietro l’innovazione, le quali con grazia e efficacia spingono le grandi menti ad andar oltre le prime barriere che si possono incontrare con una nuova idea.

Per quanto concerne il ruolo dell’italianità e la creativita’ nel contesto dell’ innovazione, gia’ nel 13° secolo Marco Polo intraprese un viaggio che nessun altro aveva mai fatto, tentando l’impossibile, come tanti altri innovatori, traversò l’Asia sconosciuta e inesplorata, come tanti altri inventori oggi esplorano territori nuovi, virtuali, e realmente fisici, in cerca di qualcosa di nuovo.
Popolo di innovatori, di talento, pensatori liberi, ancora oggi, lo spirito innovativo tutto Italiano va avanti… “fenicotteri” dell’innovazione, credono nella creativita’, nella diversità e nello sviluppo di qualcosa di nuovo.

Persone davvero speciali, che e’ stato un onore ricercare o conoscere; mentori, imprenditori, ed “assistenti” dell’innovazione, come Paolo Marenco, al quale abbiamo fatto alcune domande, vista la sua nota esperienza a supporto dell’innovazione tutta Italiana nel mondo e nello specifico negli USA.

“Paolo ci parli dei suoi progetti, chi è? Cosa fa? E secondo te come si presentano gli inventori ed innovatori italiani – anche all’estero?”


Paolo ci risponde:
“Mi chiamo Paolo Morenco, senior Advisor di Aizoon group e fondatore del Silicon Valley Study Tour, ho 40 anni di esperienza nell’innovazione in Italia, sono un Cross Cultural Guru come mi definì negli anni 2000 Richard Boly, past director dell’e.diplomacy Office del US Department of State, col presidente Obama.
Viaggiando dal 2005 tra l’Italia, e la Silicon Valley dove ho portato in 14 anni oltre 800 tra studenti universitari, manager e imprenditori a ispirarsi grazie a un Silicon Valley Study Tour ospitato dagli italiani che lì lavorano, in realtà come Google, facebook, Airbnb, IBM, Stanford, Berkeley,  ed in decine di altre startup.
Quando nel 2005 realizzammo il primo tour e conoscemmo a Palo Alto Fabrizio Capobianco, allora CEO di Funambol, le startup in Italia praticamente non esistevano; c’erano sì i primi acceleratori, PoliHub a Milano e I3P a Torino, legati ai rispettivi Politecnici, ma i risultati di creazione di impresa erano marginali. Oggi, nel 2018 sono migliaia le startup Italiane.
Grazie a strumenti virtuali come il gruppo di Facebook Italian Startup Scene, fondato nel 2010 daIl’ingegnere romano Stefano Bernardi è stato più semplice trasferire conoscenze e best practice tra gli italiani ovunque nel mondo.
Oggi i membri di quel gruppo sono quasi 30 mila e crescono costantemente, con l’arrivo dei millenials.
Un fenomeno di comunicazione globale credo unico sul tema, e su Facebook nel Mondo. Oggi ogni grande città ha un suo piccolo o grande ecosistema. Roma con la Roma Startup,Associazione fondata dallo startupper e Mentor Gianmarco Carnovale, Napoli con Na Startup realizzata da Antonio Prigiobbo, hanno dato un bel contributo di rete alle due città e di mentorship ai giovani che vogliono realizzare la propria idea di impresa.”


Pensiamo, quali fantastiche imprese ed a quale dinamismo in queste parole, ed aggiungiamo..
“Quali prodotti innovativi tutti italiani hanno colto la sua attenzione di recente se ce ne può parlare?”


“Ce ne sono molti, spesso sono a cavallo tra Italia ed il resto del mondo, come deve essere: subito globali.
Penso a Horus Tecnology, sviluppata tra Milano, Chiasso e Cina per realizzare un sensore di aiuto ai non vedenti. I fondatori Saverio Murgia e Luca Nardelli li ho portati in Silicon Valley prima della laurea in ingegneria a Genova solo nel 2014 ed hanno già avuto fondi dal Vc di NY per 1 milione per avviare l’azienda. Un altra bella realtà tra Cuneo e Londra, è Satispay, realizzata da ingegneri del Politecnico di Torino. Con loro i pagamenti on line sono arrivati nel commercio al dettaglio dei piccoli negozi ancora tanto diffusi in Italia. Infine una super storia è quella di Nozomi Networks, realizzata da due ingegneri ex ENI a Mendrisio in Svizzera, sul tema caldissimo della cyber security delle infrastrutture critiche come le centrali elettriche.
Grazie all’accreditamento del proprio prodotto con ENEL, l’azienda è oggi una realtà mondiale ed ha ricevuto decine di milioni da fondi di VC.”


L’entusiasmo di Paolo è davvero contagioso e continuiamo chiedendo:
Quanto pensa che sia rilevante avere un bridge fra paesi, per dare supporto all’innovazione, al fine di rendere un servizio globale? Ci sono degli esempi?


“Credo che oggi questo sia fondamentale. Noi abbiamo scelto quello con la Silicon Valley in quanto il primo e indiscusso ecosistema mondiale, ma sono numerose le startup italiane che hanno sedi in Svizzera a Berlino o Londra.
Grazie a modelli come Funambol inventato da Fabrizio Capobianco a inizi 2000, che ha permesso ad almeno una ventina di altre aziende (AdEspresso, Decysion, UniqID per citare solo le maggiori realtà)di avere la testa nel mercato più grande del Mondo partendo dalla Silicon Valley, ecosistema leader, e sviluppare in Italia avendo il vantaggio dei costi più bassi, la creatività,  la flessibilità, il problem solving, caratteristiche tutte italiane. Questo bridge è già in atto da almeno 15 anni ed oggi è prassi normale per una startup che sviluppa un prodotto, che vuol  fare la differenza, andare a localizzarsi in Silicon Valley, mantenendo lo sviluppo tecnico in Italia. Il fenomeno può solo crescere negli anni, e porta con se vantaggi evidenti.”


Persone come Paolo riuscendo, a costruire i passi del drive Italiano nella “techie” revolution, e mettendo insieme menti proattive e “forward thinking” riescono anche a nutrire un desiderio, una idea di innovazione fieramente Italiana in termini globali.

Il lavoro di Paolo, non sarebbe completo senza una spiccata controparte Americana, nel nostro caso di una persona come Jeff Capaccio. Il Signor Capaccio, Presidente del Silicon Valley Executive Council, promuove e da supporto in termini reali e tecnici a brillanti menti con idee “future thinking” concedendo a queste ultime uno sbocco vero, all’interno di un ecosistema creativo, innovativo e realmente unico che si trova in Silicon Valley.

 

Un ringraziamento va a  Chiara Paolinelli, che ha favorito l’interconnessione del push dell’innovazione in termini globali, ee ha compreso velocemente la necessità del supporto necessario per le grandi menti, intente a cambiare il mondo.

Gli inventori e gli innovatori hanno un  gran bisogno di supporto tecnico, strategico atto alla localizzazione” mi disse Chiara a Roma, anni fà, aggiungendo che “l’innovazione, in termini di information tech e simili, in Italia e nel Mondo non ha limiti;
se usata in termini propositivi e non dissociativi per la societa’.
La tecnologia può essere non soltanto applicata per aiutare un paese a crescere, bensì scalata per assistere strategicamente nobili cause, in ambito biomedico ad esempio, se localizzata nel giusto ecosistema e se proposta come elemento di “assitenza”.

“l’innovazione dovrebbe servire in termini strategici come mezzo per far si, che si possa migliorare la condizione la salute ed il benessere umano, per questo motivo è un onore assistere menti innovative e creative che vogliono prima di tutto trovare soluzioni a problemi reali”.

Chissà come sarebbe stato lo scenario, della techie revolution, privo dello sforzo di persone, o “fenicotteri” dell’innovazione, quali Paolo e Jeff, o di nuove ed entusiasmanti personalità come Chiara.

Cosa ci aspetta il futuro? Non possiamo dirlo con certezza, ma abbiamo una gran voglia di saperlo…