Una città viva, con un tessuto di professionisti, imprese e centri di ricerca, legati da una vision che punta a renderla capitale italiana anche dell’innovazione: questo è Roma per Gianmarco Carnovale, imprenditore e presidente di Roma Startup l’associazione che riunisce e mette a confronto i protagonisti dell’ecosistema romano dell’innovazione- ed è speaker dell’incontro di apertura degli Innovation Talks, il ciclo di incontri dell’Università Lumsa su innovazione, tecnologia e sostenibilità.

La definizione dello scenario, per Carnovale, è il punto di partenza imprescindibile per comprendere la situazione di Roma:“Il modello della Silicon Valley inizia a svilupparsi al di fuori di essa a metà degli anni Novanta esportandosi prima in Israele, e poi l’Europa ed altri luoghi del mondo hanno seguito. Infine e per ultima tra le nazioni sviluppate arriva l’Italia, che è indietro di una decina di anni rispetto alla media europea – a sua volta indietro di 10-15 anni rispetto agli Usa -, in un contesto paese pesantemente pregiudicato da moltissime limitazioni e freni culturali che avversano le imprese a carattere globale ed il corretto impiego del capitale di rischio”. Per questo, secondo Carnovale, non è possibile, né giusto o corretto, fare confronti tra Roma e gli altri paesi senza contestualizzare un “anno zero” più spostato in avanti per il paese: ma considerando giustamente questa “tara” Roma è forte, viva e con un ecosistema già molto denso, in crescita continua e in grado di cambiare le cose.

Tixe Magazine ha chiesto quindi a Carnovale di raccontare Roma attraverso le sue keywords, concetti chiave scelti per descriverne pregi e difetti.

  • VISIONE, DI INSIEME E A LUNGO TERMINE“Roma è l’unico luogo in Italia in cui, per quanto attiene al venture business, esista una logica e una strategia di sistema in rete– spiega Carnovale- “L’ecosistema dell’innovazione, a Roma, nasce tra il 2010 ed il 2012 per scelta di un primo gruppi di privati, crescendo poi costantemente nel corso degli anni: sia per quanto riguarda la dimensione della rete degli stakeholder, sia nel grado di competenza per studio e comprensione delle esperienze di governance in altre città che ospitano questo tipo di filiere – Londra, Berlino, New York, Boston, San Francisco, oltre naturalmente alla Silicon Valley. E si riesce a trasformare sempre più questi input in occasioni e valore, avendo ben presente che servono vent’anni per diventare una startup city matura. La collaborazione tra noi privati, la Regione ed il Comune per perseguire questo obiettivo è stabile e continua da quasi un decennio”.

 

  • ECONOMIA E SOCIETA’ DELL’INNOVAZIONE- “A Roma c’è cultura dell’innovazione, c’è una società che la sviluppa e al contempo in alcuni settori la consuma, c’è la maggiore concentrazione di soggetti che fanno sistema: imprenditori, talenti, investitori, università e centri di ricerca, istituzioni, abilitatori. C’è un terreno di nascita fertile, favorito anche dalla forte internazionalità di Roma: 700mila stranieri residenti, oltre a quelli che ci restano per brevi periodi, consentono alla città di fare agevolmente rete e scambio tra operatori di altre città in modo crescente – Londra, Amsterdam, Berlino, Lisbona, Madrid, New York, Los Angeles, San Francisco – su direttrici internazionali. Lo scambio consente di allineare le metodologie e la grammatica del settore, e usare la stessa “lingua” è sempre un grande vantaggio per ridurre gli attriti”.

 

  • UNIVERSITA’ E CENTRI DI RICERCA- “A questo, si aggiunge la concentrazione e diffusione di centri di ricerca e studio da cui favorire l’emersione di talenti: Roma è il più grande campus diffuso d’Europa, con 300mila studenti provenienti da tutto il mondo, la seconda città al mondo dopo Londra nelle scelte estere degli studenti post graduate statunitensi. Tutto questo fa bene all’impresa e al sistema, creando un flusso potenzialmente infinito di nuovi imprenditori e di talenti creativi e tecnici”.

 

  • CONTESTO FINANZIARIO- “La lontananza dal centro della finanza è il solo vero elemento critico in un contesto molto positivo, anche se a Roma sono presenti molti business angels e una ricchezza privata che va educata all’investimento. La distanza dagli investitori penalizza sicuramente le startup in fase di early stage, e questo è un handicap rispetto al potenziale, visto che qui ne nascono moltissime che sono poi costrette a crescere altrove. Anche se, di recente, alcuni team e imprenditori di successo stanno tornando per investire e fare “give back”, e questo è di certo un segnale positivo”.

 

  • VERTICALI INDUSTRIALI- “Infine, a supporto di questo ecosistema così vitale, ci sono dei forti verticali industriali, dal turismo e cultura al settore energetico, all’aerospaziale, all’health e le TLC, la Difesa, l’agrifood, l’audiovisivo, fino al manifatturiero di altissima qualità: sono tutti settori che danno impulso all’innovazione, creando un terreno fertile per sperimentazione e nuove soluzioni. E poi c’è il lifestyle: siamo un role model per il mondo intero, tutti vogliono vivere meglio e più a lungo come accade qui. Di Roma ci si innamora anche per come si vive, e il nostro obiettivo deve essere quello di attrarre persone che vengono qui a lavorare e che poi amino anche viverci”.