di Maurizio Giovannoni
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Al centro di Berlino, nel “Mitte”, cuore pulsante di una città in continua evoluzione, si trova l’Urban Industrial anonimamente collocato su un tratto qualsiasi della sponda nord del fiume Sprea.

Siamo sulla Holzmarktstraße. La vista del visitatore casuale è catturata subito dalla presenza di alcuni container e di un cartello in compensato rovinato dagli agenti atmosferici e dal tempo che invita a varcare l’entrata… alcune ferraglie poco pregiate riposano all’imbocco del grande cancello suggerendo si tratti di qualcosa di simile ad un mercato dell’usato.

Bastano pochi metri per assistere, inaspettatamente, ad uno spettacolo straordinario. Il visitatore si trova catapultato in un vero e proprio paradiso per collezionisti di oggetti dimenticati del XX secolo, dove rari tesori del Bauhaus riposano in mensole polverose in attesa di essere curati e riportati in vita, una volta accaparrati da fortunati (e talvolta facoltosi) acquirenti. A loro il solo impegno di sceglierli dopo essersi avventurati in una caccia al tesoro tra migliaia di oggetti di varia fattura, dimensione e pregio.

La location che ospita questa straordinaria e caotica collezione è un grande capannone gestito da ragazzi poco più che trentenni assorti in un continuo e divertito riparare, lucidare, archiviare.

Il pavimento, le mensole e i tavoli di lavoro traboccano di lampade industriali di qualsiasi tipo e dimensione accanto a straordinarie bottiglie medicali con le etichette originali, orologi ciclopici, panche in legno, scritte al neon, targhe di latta. No, decisamente non ci troviamo di fronte a semplici svuotacantine, siamo invece nel laboratorio di professionisti impegnati nel disallestimento di intere stazioni ferroviarie, di scuole, fabbriche e altri evocativi luoghi che hanno vissuto un lungo periodo di abbandono.

E’ un esperienza serendipica quella che l’ Urban Industrial offre al visitatore, fatta di livelli sovrapposti di memorie dimenticate, di oggetti che sembrano evocare il mondo di INDASTRIA descritto da Myazaki: una città post atomica che ospita le carcasse vive di una civiltà ormai scomparsa.