TV SERIES
The toy that made us
Le action figures dei personaggi di Star Wars, o Barbie, o i soldati G.I Joe: chi di noi non ci ha mai giocato durante l’infanzia?
Forse da piccoli non ci siamo mai chiesti come e quando siano nati questi, e moltissimi altri, compagni di giochi, ma oggi magari potremmo essere curiosi: a rispondere alle nostre curiosità ci pensa The toy that made us, serie documentaristica statunitense disponibile su Netflix per 3 stagioni da 4 episodi ciascuno.
The toy that made us racconta la genesi- dalle trattative per i diritti o dalla nascita dei concept fino allo sviluppo dei prodotti e ai risultati commerciali- delle collane di giocattoli più famose della storia, dal dopoguerra a oggi. Episodio dopo episodio, la serie ci fa rivedere i personaggi che ognuno di noi ha adorato durante la propria infanzia, ma questa volta da un punto di vista insolito e inusuale: quello di chi li ha creati. Fa così leva su un forte senso di nostalgia, che rappresenta un trend molto forte nell’ultimo periodo nel mondo dell’entertainment, ma al tempo stesso permette di capire come i creativi di grandi aziende e multinazionali affrontassero questi progetti, quali fossero i loro processi creativi, i problemi e le soluzioni.
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SPORTS
FASHON&DESIGN
Di design, intelligente, utile, sostenibile: Albicchiere è un dispenser di vino, smart ed elegante, che permette di gustare il vino alla perfetta temperatura, preservandone qualità e caratteristiche una volta aperto. Il dispenser, infatti, consente di aprire e cambiare i vini preferiti senza preoccuparsi della data di apertura o di sprecare una bottiglia solo per un bicchiere di vino, grazie a una tecnologia che consente di berlo fino a 6 mesi dalla data di apertura e alle Smart Wine Bags.
Inoltre, è un oggetto di design particolarmente elegante: è stato infatti disegnato da Emanuele Pangrazi, designer pluripremiato, che ha impresso l’impronta sofisticata del made in Italy (Albicchiere è interamente prodotto in Italia) a un oggetto attento anche alla sostenibilità: le Smart Wine Bag sono create in un packaging senza BPA che consente di ridurre del 40% l’impronta di carbonio e di ridurre del 90% il peso del contenitore rispetto alle bottiglie di vetro.
Albicchiere è stato ispirato da quelle persone a cui piace godersi il proprio momento di relax, offrendo l’opportunità di bere il miglior bicchiere di vino possibile, esattamente come intendeva l’enologo, e per qualche giorno ancora è protagonista di una campagna di crowdfunding (già di enorme successo) su Kickstarter.
FOOD
E già che è venerdì sera, perché non stappare una bottiglia di vino speciale da sorseggiare in relax con gli amici? Finché il clima lo consente, la nostra scelta ricade su un vino prezioso e di altissima qualità, il Barolo. Quello che abbiamo selezionato, in particolare, è un Barolo del 2016 di La Rachilana, azienda agricola di Monforte d’Alba che produce un vino da Nebbiolo da Barolo affinato due anni in legno di rovere francese, sei mesi in acciaio e sei mesi in bottiglia. Strutturato, elegante e vigoroso, è un vino dal corpo pieno e rotondo, e ha una ricchezza alla degustazione che lo rende unico, con note di cacao e tabacco unite a sensazioni di frutta matura con una leggera sfumatura vanigliata. Se vi abbiamo fatto venire voglia di degustarlo, potete acquistarlo qui.
Fondata nel 1964 da nonno Bartolomeo, La Rachilana è oggi alla sua terza generazione con Davide Marengo, nipote del fondatore che l’ha chiusa alla scomparsa prematura del padre e poi riaperta nel 2011. Proseguendo il lavoro del nonno e del padre Mario, Davide ha da subito deciso di mantenere intatte le tradizionali tecniche di lavorazione, integrandole però con macchinari altamente innovativi. Senza modificare mai il rispetto dei tempi della natura, per mandare sul mercato un prodotto di altissima qualità.
La Rachilana, guardando indietro ma pensando al futuro, ha deciso di partecipare al progetto “The Green Experience”, promosso dalla Coldiretti di Cuneo, in cui i produttori praticano una viticoltura green, ripensata e sostenibile.
FILM
Walk the line
Prima della candidatura per il Joker di Todd Philips- che gli ha permesso di vincere la statuetta e il Golden Globe come miglior attore-, Joaquin Phoenix ne aveva ottenute altre due in carriera, di cui una proprio come miglior attore protagonista. Era quella arrivata nel 2006 grazie Walk the line, in cui Phoenix prestava volto e voce a Johnny Cash, una delle più grandi icone della musica americana, di cui in questi giorni (il 26 febbraio) ricorre l’anniversario della nascita.
Il film racconta magistralmente la storia dell'”uomo in nero”, dalle origini umili, in una famiglia fortemente credente e scossa dalla scomparsa del fratello maggiore, lutto che lo stesso Phoenix ha vissuto sulla sua pelle. Ovviamente è l’epopea musicale della carriera di Johnny Cash a essere il grande filo conduttore della trama, che si intreccia però con la storia d’amore che Cash ha vissuto con June Carter, interpretata da Reese Whiterspoon (lei lo vinse, l’Oscar per questo ruolo).
Johnny Cash era un simbolo: cantava dei e per i più deboli, gli emarginati, i reietti, e scelse personalmente Joaquin Phoenix- così come Whiterspoon- per interpretarlo, poco prima di morire, nel 2003. Forse riconoscendo in lui qualcuno che lotta per le stesse cose.
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MUSICA
Life, oh life: distogliamo per un po’ l’attenzione da preoccupazioni e brutte notizie e rilassiamoci con una selezione di canzoni che sono un inno alla vita e alla felicità.
ART&PHOTO
Una vita dietro l’altra: è questa la formula che potrebbe riassumere il percorso di Federico Clapis, classe 1987, artista italiano arrivato al successo nel panorama artistico contemporaneo dopo aver collezionato numeri da capogiro creando contenuti digitali.
Clapis sviluppa la propria carriera in modo del tutto singolare, aprendo nuovi itinerari e orizzonti nel mondo dell’arte, lavorando per anni “sotto copertura” producendo video virali sui social network e accumulando migliaia di fan e milioni di visualizzazioni. Nel settembre 2015, al top della popolarità mediatica, Clapis decide di abbandonare la scena dell’intrattenimento e trasforma la sua rilevante presenza online in uno strumento di diffusione dei propri lavori artistici tenuti nascosti fino ad allora. Mantenendo comunque la tecnologia come uno dei focus della propria produzione, tematica ricorrente perché perfetta metafora della contemporaneità e strumento per indagare la condizione umana.
L’apprezzamento e l’interesse nei confronti delle sue opere- sculture, dipinti e video- è cresciuto rapidamente, proprio come era accaduto con i suoi contenuti digitali, rendendolo tra gli artisti più influenti nel panorama internazionale. E sui social network, ovviamente.
BOOKS
Come si può sviluppare un’idea di business e trasformarla in una startup che funzioni? Come consolidarla? Quali sono le strategie migliori per avviare un crowdfunding e quali le tecniche per conquistare il mercato? Alle domande di tantissimi aspiranti startupper vuole rispondere Massimo Ciaglia, startup coach e mentor, innovatore, business angel e imprenditore seriale, nel libro The Startup Canvas. Il metodo per trasformare un’idea in un successo sicuro.
È una vera guida operativa per chi inizia questa avventura, integrando gli attuali Business Model Canvas e Lean Canvas con l’innovativo framework “The startup canvas”, che aggiunge gli elementi chiave che mancavano e che sono invece fondamentali per la costruzione di una startup di successo, descritto anche attraverso le storie di chi ce l’ha fatta, come Brian Pallas e Marco Trombetti.
Ma affronta anche tematiche complesse adatte a professionisti e a chi ha già maturato esperienze a riguardo, con i contributi di valore di professionisti come Jacopo Mele, Raffaele Gaito, Marco Merangola e Gian Luca Comandini, che ne ha curato anche la prefazione.
Questa sera, venerdì 28 febbraio, Massimo Ciaglia sarà uno degli speaker del 34esimo appuntamento di Silicon Drinkabout Rome, dalle 19 presso Binario F.