Negli stessi giorni di aprile, a un anno di distanza, nascono le due aziende informatiche che avrebbero cambiato i decenni successivi: il 4 aprile 1975 la Microsoft e il 1 aprile 1976 la Apple. 

L’appuntamento di questa settimana con il Tixe Weekend è dedicato a quelle donne e quegli uomini che non si sono accontentati di innovare, ma hanno rivoluzionato i propri settori, e spesso anche il mondo. 

TV SERIES

Silicon Valley

Silicon Valley è una serie televisiva che racconta le vicende di una serie di programmatori alle prese con la vita quotidiana e il lavoro nel mondo del tech e del web. 

Una delle chiavi del successo della serie è l’ironia, anche quando viene raccontata la (ricorrente) sfortuna che perseguita i personaggi, dal protagonista Richard- a cui ne succedono di tutti i colori- ai personaggi-spalla come i programmatori Dinesh e Gilfoyle, tanto imbranato il primo quanto sarcastico e cinico il secondo. 

Silicon Valley riesce a divertire sia il pubblico generalista sia quello di settore, anche grazie alla grande cura dei dettagli: si citano vere startup quando si parla di competitor, si usano veri linguaggi di programmazione quando i protagonisti sono al pc, ci si reca a veri eventi di settore per fare fundraising, e cosi via. Oltre a divertire, quindi, le mille situazioni descritte nelle sei stagioni della serie sono momenti reali che ogni startupper e imprenditore digitale si trova ad affrontare almeno una volta nella sua vita professionale. 

Silicon Valley è disponibile su Sky (Box Sets) o su Now TV.

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SPORTS

Ci sono date che restano impresse nella mente, e il 20 ottobre 1968 per gli appassionati di atletica non potrà mai essere un giorno qualunque.

Siamo a Città del Messico, e l’americano Dick Fosbury non sta semplicemente per saltare 2 metri e 24 centimetri aggiudicandosi la medaglia d’oro: con il suo modo di saltare, dando le spalle all’asticella, Dick sta per cambiare per sempre la storia del salto in alto.

Richard Douglas Fosbury, detto Dick, nasce a Portland- in Oregon- il 6 marzo del 1947: oggi tutti conoscono il mitico “Fosbury flop”, ma pochi sanno che quel nuovo modo di saltare (prima il salto era ventrale e non dorsale) rappresentò il risultato di un certosino lavoro di ricerche e studi di biomeccanica applicata, svolti dall’atleta alla Oregon State University.

Dopo aver compiuto una rincorsa curvilinea- mentre gli stili precedenti prevedevano una traiettoria lineare- nel momento del salto veniva eseguita una rotazione sul piede di stacco, sorvolando l’ostacolo dopo avergli dato le spalle e curvando all’indietro il corpo. Alla base del salto dorsale, infatti, c’è la forza centrifuga prodotta dalla rincorsa curvilinea, che permette di aumentare la velocità del saltatore nel momento dello stacco (e quindi della spinta): di conseguenza, viene aumentata anche la sua elevazione, mentre il corpo – in virtù della posizione dorsale incurvata – viene mantenuto sopra la traiettoria del cosiddetto centro di massa, situato sotto l’asticella. 

Nella gara che lo consegnò alla storia, Fosbury indossò due scarpe di colore diverso: non per scelta di marketing, ma semplicemente “perché la destra di quel colore mi dava una spinta verso l’alto superiore rispetto a un altro tipo di calzatura”

E’ bello credere che anche questo sia stato il segreto del mitico Fosbury Flop.

FASHON&DESIGN

Un guardaroba sofisticato, pieno di completi dal taglio perfetto e camicie di ottima fattura, aperto davanti a un Richard Gere allora trentenne, che si prepara per un’altra giornata da affascinante American Gigolò: è il 1980, ed è grazie al film di Schrader che il mondo conosce Giorgio Armani, stilista piacentino che da quel momento sarebbe diventato il simbolo di un nuovo Made in Italy. 

Armani è il brand che tutti vogliono indossare, negli anni Ottanta pieni di edonismo e benessere e poi nei decenni a venire: per la capacità di creare uno stile trasversale alle epoche e quella di regalare classe e autorevolezza a chi indossi quei perfetti completi pantalone- sorprendentemente anche da donna- che seguono il corpo come fossero stati cuciti addosso. 

Da quel momento, il concetto di Made in Italy si afferma definitivamente nel mondo anche grazie alla moda, e a quel gruppo di eccezionali designer di cui Armani- insieme con Gianni Versace, Gianfranco Ferré, Franco Moschino e Valentino Garavani- è uno dei rappresentanti più illustri, ancora oggi.

FOOD

Tre torte nella Guida Pasticceri e pasticcerie del Gambero Rosso dal 2011, universalmente considerato il papà putativo di pandoro e panettone, autore di oltre venti testi: Iginio Massari è il maestro della pasticceria italiana, star a modo suo prima che la cucina in tutte le sue forme invadesse il piccolo schermo e i social network pur mantenendo una garbata riservatezza di altri tempi. 

Nel 1971 apre Veneto, la sua prima pasticceria, a Brescia, sua città natale: non ha nemmeno trent’anni, ma ha già alle spalle una lunga esperienza in Bauli come responsabile dell’innovazione qualitativa. Nell’azienda dolciaria porta le competenze apprese negli anni giovanili in Svizzera, e andando via porta con sé una grande esperienza nella lavorazione delle paste lievitate. 

Nel 2012 diventa giudice e ospite fisso di MasterChef Italia, prima di una lunga serie di esperienze televisive anche all’estero; e nel 2015 realizza una rivisitazione del panettone che potesse omaggiare il classico dolce natalizio milanese in occasione dell’edizione di Expo che si è tenuta appunto in Italia. 

In oltre cinquant’anni di carriera, caratterizzata da un talento stratosferico unito a una ferrea disciplina professionale, ha ottenuto più di 300 riconoscimenti, istituito l’Ampi- Associazione Maestri Pasticceri Italiani- e aperto la sua seconda pasticceria, inaugurata il 14 marzo 2018 in Piazza Diaz a Milano. E uno shop online, per chi volesse gustare i suoi ottimi dolci anche a casa propria. 

FILM

Steve Jobs

Steve Jobs è il secondo film biografico su uno dei due fondatori della Apple dopo “Jobs” di Joshua Michael Stern del 2013. Il film- basato sulla biografia autorizzata “Steve Jobs” di Walter Isaacson, pubblicata nel 2011- ha come protagonisti Michael Fassbender e Kate Winslet e racconta chi era Steve Jobs al tempo della rivoluzione digitale, focalizzandosi più sugli aspetti della sua vita privata e sulla sua personalità che non sulla sua storia di imprenditore. 

È così che il film ci fa vivere i minuti che precedono i famosi keynotes di Steve Jobs, in particolare seguendo le cerimonie di lancio del primo Macintosh, del NEXT e infine dell’iMac: eventi che si sono svolti a distanza di diversi anni l’uno dall’altro, evidenziando come cambiasse Jobs, e con lui i suoi rapporti con amici e familiari. 

Steve Jobs ha ricevuto molte nomination e ha vinto 28 premi: tra i più rilevanti, nel 2016, il Golden Globe a Kate Winslet come miglior attrice non protagonista e ad Aaron Sorkin per la miglior sceneggiatura. 

È disponibile oggi su Prime Video.

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MUSICA

Le canzoni-simbolo di artisti e gruppi che hanno cambiato il mondo della musica degli ultimi decenni, quelle che tutti conosciamo e amiamo: ascoltiamole ancora una volta, con la Tixe Playlist di venerdì 3 aprile.

ART&PHOTO

Prima del 1972, stampare le foto scattate durante le vacanze, o una festa di compleanno, non era una procedura particolarmente veloce, visto che andavano sviluppate con procedure specifiche e appositi strumenti professionali. Questo sistema è stato utilizzato ancora a lungo, ovviamente, e lo è tuttora nel caso in cui si preferisca la fotografia tradizionale a quella digitale: ma di certo, la commercializzazione della Polaroid SX70 ha cambiato parecchio le cose. 

A metterla sul mercato, la stessa azienda che produceva macchine fotografiche a sviluppo immediato fin dal 1948, Polaroid Corporation, fondata da Edwin H. Land: l’ultimo dei grandi geni, come è stato definito, secondo solo a Edison per numero di brevetti depositati. Inventore e uomo d’affari, nel 1957 è riuscito a dimostrare che la percezione del colore non è esterna ma viene costruita dal cervello, attraverso un esperimento in cui proiettò la prima foto a colori utilizzando una foto in bianco e nero e dei filtri. 

Land a saputo sfruttare le sue geniali intuizioni per rivoluzionare l’esperienza della fotografia e la sua fruizione, dando la possibilità di renderla divertente e spontanea, un momento di gioco che fissa attimi bellissimi e irripetibili, in un piccolo formato quadrato. Ci ricorda qualcosa che arriverà, di nuovo, molti anni dopo.

BOOKS

Nel 1980, esce in Italia un romanzo che diventerà presto un bestseller da oltre 50 milioni di copie vendute in trent’anni, tradotto in quaranta lingue e vincitore del Premio Strega l’anno successivo. Numeri impressionanti, a maggior ragione se si pensa che si tratta di un lungo, complesso romanzo ambientato quasi esclusivamente in un’abbazia benedettina piemontese nel 1327, con protagonista un coltissimo monaco-detective. 

Il nome della rosa è il romanzo- divenuto immediatamente un film di successo mondiale e una serie televisiva nel 2019- che rappresenta l’esordio letterario di Umberto Eco, uno degli intellettuali più rilevanti della cultura italiana del secondo dopoguerra. Scrittore, saggista, giornalista, filosofo, semiologo, critico letterario: un gigante che ha dato una svolta agli studi su mass media e cultura di massa e influenzato profondamente gli studi sulla comunicazione, essendo stato tra i fondatori del primo corso di laurea in DAMS all’Università di Bologna nel 1971, e dando in seguito inizio al corso di laurea in Scienze della comunicazione. 

Eco ha scritto decine di saggi, sette romanzi e persino sei opere di narrativa per ragazzi, ma è stato Il nome della rosa che lo ha fatto diventare uno dei maestri della letteratura italiana, rendendolo celebre a livello mondiale, grazie all’indubbio merito di far diventare un sofisticato prodotto culturale di altissimo livello un bestseller amato in tutto il mondo (che si può leggere, o rileggere, in questi giorni di isolamento e relax).