di Bianca Buzzanca

Nella notte del 14 marzo, giorno del P greco, lo scienziato Stephen Hawking muore nella sua casa di Cambridge.

Aveva 76 anni ed era probabilmente l’astrofisico contemporaneo più conosciuto al mondo, noto specialmente per i suoi studi sui buchi neri e sull’origine dell’universo e per il suo ispirato impegno di divulgazione scientifica.

I suoi figli, Lucy, Robert e Tim, hanno comunicato in merito: «Siamo profondamente rattristati dal fatto che il nostro amato padre sia morto oggi. Era un grande scienziato e un uomo straordinario il cui lavoro vivrà per molti anni. Il suo coraggio e la sua perseveranza, la sua brillantezza e il suo umorismo hanno ispirato persone in tutto il mondo».

A discapito della sua passione giovanile per la matematica, Hawking intraprese lo studio della fisica all’Università di Oxford, laureandosi cum laude in scienze naturali.

Dopo la laurea si spostò a Cambridge dove si dedicò agli studi in cosmologia, con una tesi sull’origine dell’universo.

Fu durante i suoi studi a Cambridge che gli fu diagnosticata una malattia degenerativa, la sclerosi laterale amiotrofica, con prognosi di soli due anni di vita.

Probabilmente si trattò in realtà di una forma di SLA atipica (tesi sostenuta dallo stesso Hawking) o di un’atrofia muscolare progressiva perché la sua vita continuò, consentendogli di proseguire gli studi, di sposarsi con la moglie Jane e di ottenere un numero altissimo di premi: fu membro della Royal Society of Arts e dal 1986 della esclusiva cerchia della Pontificia Accademia delle Scienze (nonostante il suo ateismo dichiarato); inoltre nel 2009 il presidente Barack Obama gli conferì la Medaglia presidenziale della libertà, il più alto riconoscimento civile degli Stati Uniti.

Comunque, la malattia lo portò sulla sedia a rotelle e nel 1985 una grave polmonite gli causò la perdita della funzione vocale, per un intervento di tracheotomia, ma David Mason, ingegnere informatico di Cambridge, ideò per lui un sintetizzatore vocale, che collegato ad un computer gli consentì di comunicare, prima dovendo digitare le parole su una tastiera e poi attraverso un sistema di riconoscimento facciale, che convertiva i suoi movimenti del viso in parole.

Docente universitario di matematica a Cambridge dal 1979, la sua voce fu importantissima anche nella divulgazione scientifica alle masse ed il suo libro più famoso “Dalla teoria del Big Bang ai buchi neri, breve storia del tempo” (1988) vendette più di 9 milioni di copie.

Inoltre Stephen Hawking si prestò spesso, con spirito e ironia, alla partecipazione a svariati programmi televisivi, per esempio alla sit-com “Big Bang Theory” o addirittura prestando la voce a sé stesso in alcuni episodi dei “Simpson”. Ciò lo rese un personaggio molto amato, tanto che nel 2014 uscì il film dedicato alla sua vita, diretto da James Marsh, che fece ottenere l’Oscar come migliore attore protagonista ad Eddie Redmayne, che veste i suoi panni sul grande schermo.